Era andata via già da due mesi oramai, di Lei non aveva saputo più nulla.
La sera prima fu amore, il giorno dopo in casa e nel cuore, il vuoto assoluto.
Avevano una grande passione in comune: la Montagna.
Insieme avevano scalato vette impossibili, affrontato le mille difficoltà che solo la Montagna può far vivere, avevano provato emozioni irripetibili e ora era solo con i suoi ricordi, ricordi che non avrebbe potuto condividere con Lei.
E tra i ricordi, si affacciava prepotentemente quello di un sogno, il Sogno che avrebbero voluto realizzare, quello di vivere in Montagna.
Ne parlavano spesso finché, un giorno decisero di partire.
Ma quel giorno di due mesi prima lui, all’ultimo istante, non se la sentì.
Aveva un lavoro importante da finire, appagante e quello non era il momento giusto per partire, l’avrebbe fatto, ma non in quella occasione, avrebbe dovuto portare i racconti al suo editore: racconti di streghe, fate, mondi sconosciuti, popoli leggendari, per discuterli e pubblicarli.
Lei l’aveva guardato negli occhi dopo aver fatto l’amore, lui le aveva assicurato che sarebbe partito dopo aver definito gli ultimi accordi per la pubblicazione, lei non aveva detto nulla, solo un sorriso malinconico sul bel volto e al mattino il bel volto non c’era più, al suo posto un foglietto – quando vorrai, se lo vorrai.
Si trovava davanti a quel palazzo enorme, la sede della casa editrice.
Era sera, le luci lo affascinavano, dentro a ogni finestra vedeva un mondo di persone muoversi e per ogni finestra, immaginava una storia da raccontare.
Era bravo e lo sapeva, come sapeva di aver creato storie che l’avrebbero reso famoso.
In ogni storia c’era un pezzo della sua vita, in ogni storia un sogno da far vivere e da vivere lui stesso.
Alzò il viso verso il punto più illuminato e vide l’editore che lo aspettava con un sorriso a trentadue denti, abbassò lo sguardo sulla borsa che conteneva i manoscritti.
Sorrise, rialzò gli occhi, l’editore era sparito, al suo posto una figura femminile che con un dito sul vetro appannato da un alito leggero tracciava alcune lettere: ottepsa it – finito di scrivere la figura, come per incanto sparì lasciando il posto ai trentadue denti – non può essere Lei – pensò – non ha senso, Lei odia questi posti. A forza di scrivere storie fantastiche le sto vivendo – con questo pensiero entrò nell’ufficio dell’editore e mentre lo stesso iniziò a leggere i racconti, lui si avvicinò al vetro curioso di capire cosa avesse scritto la figura appena vista.
Sul vetro il nulla – ho sognato – disse tirando un sospiro e quel sospiro fece apparire una scritta – ti aspetto – non ci poteva credere, era Lei davvero.
Guardò l’editore intento a leggere le sue storie e finalmente capì…
Tornò a casa, raccolse le poche cose che potevano servirgli e partì, l’unica sua certezza era di dover arrivare in cima alla Montagna dove Lei l’attendeva.
Il viaggio sembrò non finire mai, il tempo lo trascorse immaginando: immaginava l’editore ancora lì che leggeva, lo immaginava mentre alzando gli occhi si accorgeva della sua sparizione e sorrise.
Ora immaginava Lei e il Sorriso fu felice di rimanere.
Arrivò al paese a notte fonda, la Stanchezza era stampata sul viso e gli chiedeva a gran voce di riposare.
Decise di andare a dormire per svegliarsi la mattina dopo e iniziare la salita verso una nuova vita.
Finalmente la Montagna era lì, davanti a lui, maestosa e accogliente, era un po’ come essere tornato a casa, aveva sempre amato scalare le cime più alte mai affrontate da essere umano, arrivare in vetta e godere del panorama e dell’emozione di esserci riuscito solo con le sue forze.
Ma arrivare in cima non è così facile da soli, la salita stanca e debilita il fisico, il tempo poi non perdona se non si è preparati e lui non lo era più.
Il gelo si stava facendo sentire mentre lui iniziava a non sentire più le mani.
Mancavano ancora troppi metri al Sogno e in quelle condizioni disumane non ce l’avrebbe fatta a realizzarlo.
Ci sarebbe voluto un miracolo ma ai miracoli lui non aveva mai creduto anche se gli avevano insegnato di crederci fino all’ultimo.
La vita gli aveva insegnato un’infinità di cose ma in quel preciso momento aveva voglia solo di lasciarsi andare, di mollare la presa.
Qualcosa in quell’aria lo fece desistere, un vago odore di fumo e una debole luce poco lontana.
Una baita.
Le ultime forze le impiegò per arrivare a quella che sembrava essere la sola ancora di salvezza.
Stanco, sfinito ma con il sorriso entrò assaporando il dolce tepore di un fuoco.
Si lasciò andare inebriandosi del calore e gioendo per quel momento che qualcuno gli aveva regalato, non avrebbe mai e poi mai voluto andare via dalla vita.
Chiuse gli occhi per un solo attimo.
Li riaprì subito dopo.
Una figura sembrò materializzarsi all’improvviso, era Lei – lo sai, ti aspettavo – fu l’unica frase che disse.
Ora sorrido e godo per quello che mi darà.
Ora sorrido perché nella mia vita è ritornato l’Amore.